Il monte Etra

Una suggestiva montagna tra il Sirente, le gole di Celano e la piana di Avezzano


Piacevole e facile escursione quella che dalla Valle d’Arano sale al Monte Savina ed al Monte Etra, tornando poi al punto di partenza lungo una via di comunicazione che ha visto il passaggio di uomini e merci sin dai tempi dell’antica Roma.


Il punto di avvio dell’escursione è lo spiazzo per la sosta auto all’inizio della Valle d’Arano (1.330 mt.); superato il ponticello si procede lungo la strada sterrata che in piano raggiunge un primo bivio dove si continua sul lato di sinistra in leggera e costante salita, sempre immersi in una fitta boscaglia che rende questo tratto di strada piacevole a tutte le ore del giorno. Ogni tanto si apre la visuale verso il versante occidentale della Sella dei Curti che si getta con pareti quasi verticali sulle Gole di Celano; si percorre un lungo rettilineo fino a che la strada sterrata si porta sotto il grande sperone di roccia che sostiene la cima del Monte Savina e dopo, con un paio di tornanti e pendenza un pò più sostenuta, si arriva al bel valico della Bocchetta di Prato di Popolo a quota 1.607 mt. Dopo aver percorso alcuni chilometri di cammino nel bosco a partire da questo punto il panorama finalmente si apre in ogni direzione ed in particolare verso il vastissimo versante meridionale del Sirente che nella bella stagione è tutto un pullulare di attività pastorali .. non sono ancora le sette e ad accogliermi al valico c’è una mandria di cavalli che, noncurante della mia presenza, mi gira attorno mentre scatto qualche foto; specie al mattino presto con la luce del sole ancora radente, arrivare al valico del Prato di Popolo è una bella sensazione e l’occasione per fare una breve sosta ristoratrice e qui, allo scopo, c’è a disposizione dei viandanti un tavolo in legno con due panche. Dal valico iniziano diversi percorsi: proseguendo lungo la sterrata verso est si può arrivare dopo una lunga camminata fino al Monte S.Nicola mentre nella direzione opposta la sterrata, che poi diventerà una traccia, conduce fin sulla cima del Sirente; per salire sulla serra che termina al Monte Etra si prende invece un sentierino piuttosto ripido che si inerpica dal valico (segnavia bianco-rosso ben visibile su un grosso masso) e sale rapidamente lungo il bordo del promontorio roccioso visto poco prima dalla sterrata con dei bei panorami e qualche tratto appena esposto. Attraversato brevemente un bosco di faggi bassi il sentiero arriva sulla cima del M.te Savina (1.760 mt.) da cui si ha una bella visuale sulla Serra dei Curti ed il M.te Tino da un lato, mentre sul versante opposto la vista spazia sulle vastissime praterie del Sirente che gradualmente salgono fino alla linea di cresta di questa possente montagna. Dal M.te Savina già si vede a distanza la croce del M.te Etra e, nella sua interezza, la bella serra compresa tra queste due cime che percorreremo. Il sentiero prosegue con traccia evidente e la presenza costante dei segnavia: dopo una breve discesa ad una selletta che segna il punto più basso dell’ampia cresta inizia la salita alla maggiore elevazione dell’escursione contraddistinta da una grande croce in metallo. Poco prima di raggiungere la cima si attraversa un tratto di terreno particolarmente ricco di fioriture ed in particolare una colonia assai numerosa di gigli rossi, una rarità visto che questo bellissimo fiore è piuttosto insolito e spesso presente solo con qualche esemplare isolato. Dopo una breve salita il sentiero raggiunge la cima con alcuni affacci suggestivi sulla destra dove la montagna precipita per quasi mille metri nell’intaglio profondo delle Gole di Celano; nonostante l’elevazione relativamente modesta la visuale spazia in ogni direzione e si ha un primo piano notevole sulla Serra dei Curti ed il Monte Tino anch’essi a precipizio sulle gole sottostanti. Per il ritorno avevo studiato un’alternativa alla via dell’andata e cioè scendere lungo il versante meridionale dell’Etra per andare ad intercettare un’antica via di comunicazione che mi avrebbe riportato al punto di partenza descrivendo un percorso più vario. La discesa lungo il versante meridionale del Monte Etra è piuttosto ripida e si mantiene quasi sempre sul filo di cresta aggirando di quando in quando i punti un pò più esposti, anche in questo tratto i segnavia abbondano e non ci si può sbagliare; dopo quattrocento metri di dislivello in discesa a quota 1.400 circa si giunge all’incrocio con la “Via Romana”. La Via Romana era stata realizzata per il collegamento tra l’antico abitato dove ora sorge Aielli con la Valle d’Arano, scendendo poi fino all’attuale Fossa; in pratica con questo attraversamento in quota era possibile porre in connessione la Via Valeria con gli insediamenti della valle dell’Aterno. Sostando un momento in questo luogo il pensiero non può non andare a quante genti questa antica strada abbia visto passare nei secoli e sopraggiunge una certa suggestione, ulteriormente rafforzata dalla visuale sulle rovine del grande fortilizio che in epoca medioevale era stato edificato proprio lì di fronte sulla cima piatta ed ampia del Monte Secine e di cui oggi non restano che le fondamenta. Proprio nella valletta sotto al Monte Secine ci sono ancora oggi alcuni resti di tratti dell’antica via che erano stati ricavati nella roccia per consentire il passaggio dei carri che trasportavano le merci. Nel tratto lungo circa quattro chilometri che va sino alla Fonte d’Arano anche se ampiamente rimodellato da secoli di eventi naturali sono ancora visibili brevi passaggi dove si può osservare l’ampiezza del sedime dell’antico tracciato ed in un punto di pavimentazione ricavata nella roccia sono riconoscibili i solchi formati del passaggio di carri. Il ritorno alla Valle d’Arano si svolge in piano attraverso ambienti vari e tutti molto belli: dapprima sono alcuni boschi di pini e poi un tratto su radure allo scoperto, sempre sospesi a mezza costa tra le pareti rocciose che salgono verso il monte Etra ed il Savina e molto più in basso la forra delle Gole di Celano. Nell’ultima parte il sentiero rientra in un bosco fitto di faggi sino ad arrivare in breve proprio di fronte alla Fonte d’Arano che accoglie con un bel getto d’acqua fresca: anche qui ci sono alcuni tavoli e relative panche all’ombra dove concedersi una breve sosta. Per tornare al punto di partenza bisogna fare ancora un pò di strada lungo uno dei bracci che con un lungo anello fanno il periplo completo del pianoro della Valle d’Arano: suggerisco di avviarsi lungo quello sulla sinistra sia perché ben ombreggiato, sia per la maggiore presenza di fioriture ai lati della strada che rendono più interessante il tragitto.


Dati sintetici: l’escursione proposta richiede mezza giornata incluse anche le soste e non presenta difficoltà. Si percorrono circa sedici chilometri con un dislivello complessivo in salita di secentocinquanta metri; strade sterrate e sentieri sempre ben segnati lungo tutto il percorso.